Con il Superbonus finanziato dallo Stato per un totale di detrazioni a oggi di 38,7 miliardi si genera un ritorno economico calcolato in 124,8 miliardi di euro, un valore sociale sintetizzato nella cifra di 634mila occupati totali (di cui 410mila nel settore delle costruzioni) un valore ambientale espresso in 979mila tonnellate di Co2 risparmiata a cantieri conclusi e un risparmio medio annuo in bolletta di 5oo euro per ogni beneficiario e di 15,3 miliardi totali. Sono i principali risultati della ricerca «C’è transizione senza Superbonus?», curata da Nomisma per Ance Emilia Area Centro e chiamata a valutare l’impatto sociale e ambientale del 110%. L’analisi di Nomisma non nasconde che, nonostante l’ingente spesa, la misura sia servita a riqualificare sol. tanto lo 0,5% del parco edilizio nazionale, venendo utilizzata soprattutto «dai ceti medio-alti dell’Italia centrosettentrionale, generando un aumento di valore immobiliare a chi già ne disponeva». Eppure i benefici sarebbero tali da rendere questa misura «uno strumento imprescindibile per trainare il Paese verso una sana e completa transizione ecologica». «È evidente che questa misura abbia delle pecche, avendo infatti subito nei suoi soli 24 mesi di vita ben sedici aggiustamenti normativi – ha detto Marco Marcatili, Responsabile Sviluppo di Nomisma -, ma è bene considerare anche come essa abbia contribuito a generare valore e benefici sia sui singoli sia per l’intera comunità. L’analisi effettuata mette in evidenza che a fronte di alti costi di realizzazione, il Superbonus 110% ha fatto emergere una domanda strutturale che andrà a beneficio di tutti, soprattutto delle generazioni future che potranno godere di immobili riqualificati, dalla vita più lunga e, inoltre, ecologica». Anche il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini, ha insistito sui sedici correttivi normativi in due anni, ma ha puntato sugli effetti gravi di incertezza che hanno determinato. La priorità è, invece, proprio la certezza normativa. «Senza certezza normativa – ha detto Sabatini – non solo le banche. ma tutti gli operatori non possono muoversi in modo efficiente». Riguardo alle correzioni apportate dal decreto Aiuti, Sabatini non ha nascosto che «invece di ampliare la platea dei soggetti» cui è possibile cedere il credito fiscale maturato con il Superbonus «sarebbe stato meglio» potenziare le «modalità di compensazione dei crediti».

In ogni caso, ha concluso, «speriamo che quest’ultimo intervento sia quello definitivo: la misura ha dato risultati importanti e ora abbiamo bisogno di poter contare sulla certezza del diritto». Emanuele Orsini, vicepresidente di Confindustria per credito, finanza e fisco, ha confermato il ruolo strategico del Superbonus nella transizione green e ha stigmatizza to «le difficoltà negli aspetti applicativi dell’agevolazione che continua a subire modifiche mese dopo mese». È necessario – dice Orsini- «sbloccare l’attuale situazione di impasse nelle pratiche di acquisto dei crediti con la collaborazione di tutti coloro che sono coinvolti in questa partita».

Nella partita decisiva della riqualificazione edilizia ed energetica del patrimonio immobiliare italiano, «il meccanismo di cessione, unito all’aliquota del 110% – ha detto Orsini – ha reso accessibili a tutti interventi che, diversamente, non sarebbero stati effettuati o lo sarebbero stati in misura ridotta e con tempi più lunghi».

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